Il sidro in Israele: breve storia di un giovane amore
Fonte: Gusto Sidro
Lentamente, ma inesorabilmente, il sidro sta conquistando anche terre
mai esplorate prima. Come Israele. Questo Paese, che a prima vista non
offre l’ambiente ideale per la coltivazione dei meli, è invece non solo
adatto ma perfino predisposto ad accogliere e far proprie tutte le
esigenze e le caratteristiche della bevanda fermentata. E se prima si
diceva che la birra fosse il “nuovo vino”, vale a dire la bevanda più
presente sulla tavola di tutte le famiglie, ora gli israeliani
dichiarano con sicurezza che invece questo posto sarà conquistato
proprio dal sidro.
Un esordio sfortunato
La storia del sidro in Israele è davvero recente. Le
prime bottiglie da queste parti sono arrivate a metà anni Novanta ma
hanno avuto vita breve. Il marchio di allora, Cider Hagalil, mise in
vendita un prodotto forse troppo particolare, eccessivamente forte e
dolce, che non era destinato a fare breccia in un gran numero di cuori. E
infatti scomparve rapidamente. Ma oggi, ancor prima di attendere
l’importazione, gli israeliani hanno iniziato a coltivare le proprie
mele, in particolare nell’altopiano del Golan, a settentrione. Dove la
terra di origine vulcanica offre tufo, basalto e minerali a volontà che
rendono le mele gustose, ben bilanciate e ricche di profumi. E danno
qualità anche al sidro.
Affinità elettive
In verità la coltivazione delle mele ha radici ben
più antiche poiché, ancor prima dell’esplosione del vino, lassù fra le
alture e gli altopiani dell’antica terra, da tempo si raccoglievano
questi frutti che tuttavia parevano non avere possibilità alternative
rispetto al loro utilizzo classico. Ecco che ora, invece, anche a chi
s’era convertito all’uva appare pienamente la nuova e ricca opportunità:
quella della conversione in sidro, la bevanda leggermente alcolica che
grazie al suo sapore delicato si sta rivelando capace di impossessarsi
di un ampio numero di affezionati. Si cominciano infatti già a contare
diversi neofiti, a partire dal famoso
kibbutz El Rom che,
proprio nel Golan, attorno ai 1200 metri, già da qualche anno coltiva i
propri frutti e li trasforma in due diversi tipi di sidro. Uno secco e
uno semisecco. La seconda azienda a cadere davanti all’irresistibile
tentazione è stata la
fattoria Tura
, nelle alture della regione Samaria, dove oltre al vino e all’olio si è
deciso di lanciare il nuovo sidro, prodotto con mele biologiche. Terzo
pioniere della nuova rotta: Denny Neilson, californiano trapiantato fra
le colline di Gerusalemme dove con il suo marchio
Isra-Ale produce birra, vino e ora anche sidro rifornendosi di frutta dai vicini kibbutz.
Futuro roseo, anzi dorato
Si tratta quindi più che altro di un ritorno al passato, corredato
dal recupero di tradizioni e saperi, a favore di un nuovo futuro che si
chiama sidro. E se ancora oggi quando si chiede a un israeliano che cosa
sia quest’ultimo, è facile che ci si senta rispondere che è un certo
tipo di succo di mela, qualcosa ora sta cambiando irrimediabilmente e
“sidro” è già per molti sinonimo di bevanda color oro, dissetante,
fresca, perfetta per le giornate assolate così frequenti a quelle
latitudini. E di affari d’oro.
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