giovedì 28 novembre 2013

Il David si mette in mostra

Serena Patierno - 01.06.2004 - Whipart

A conclusione di un accurato lavoro di pulitura durato un anno, una delle più celebri sculture del Rinascimento, il David di Michelangelo Buonarroti, si offre nuovamente agli occhi degli appassionati, proponendosi in condizioni ottimali nella ricorrenza del cinquecentenario della sua realizzazione, che cadrà il prossimo 8 settembre. L'opera ha subito un attento restauro di tipo conservativo, che ha permesso di rimuovere le imperfezioni e le macchie del suo marmo, evidenziandone, con rinnovato splendore, la bellezza.


Commissionata a Michelangelo dalla Repubblica Fiorentina nel 1501, l'opera fu portata a termine nel 1504, e, subito largamente ammirata, fu collocata in Piazza della Signoria, non senza il consiglio di un'apposita commissione formata da celebri artisti fra cui anche Botticelli e Leonardo da Vinci. Lì rimase fino al 1873, quando, per preservarne l'integrità, fu deciso che fosse spostata all'interno dell'Accademia delle Belle Arti, in cui tuttora si trova. Emanano dal celebre David forza e ira, prestanza fisica e coraggio, bellezza selvaggia e allo stesso tempo pura, secondo una mescolanza che caratterizza molte delle opere michelangiolesche, testimonianza di un singolare intreccio di misticismo cristiano e cultura pagana.
Opera rappresentativa dell'arte rinascimentale, eppure non priva di convenzioni medievali - fra cui la distinzione tra il lato destro e il sinistro, il primo sereno in quanto protetto dal divino, il secondo vulnerabile e movimentato, esposto al male -, la sculura è esaltazione della forza del corpo umano e dell'orgoglio, trasposti nel motivo del Davide biblico che, vestito solo dello sguardo superbo che illumina i suoi occhi e che è sufficiente a glorificarne la dignità, si accinge ad affrontare il gigante Golia.
Il corpo colto in movimenti atletici tali da evidenziarne la prestanza, le sue splendide proporzioni, il vigore della muscolatura, sono alcuni dei motivi ricorrenti in Michelangelo, persino nelle strutture impersonali dell'architettura, nella quale, infatti, egli dichiarava di trovare richiami a quell'anatomia umana di cui fu perfetto conoscitore. La bellezza del corpo, nonostante l'atmosfera combattuta che regnava nel suo tempo, in cui ancora lo spirito medievale con il suo teocentrismo non era del tutto tramontato, è rappresentata con forza nella sua contraddizione, nell'unione di elementi divini e bestiali, elemento di sofferenza e mezzo di ascensione contemplativa. Il bello diventa celebrazione del creato e mezzo di ascesa al cielo, che non si compie più attraverso il pentimento e l'umiliazione, bensì con una contemplazione che non escluda l'essenza carnali dell'uomo, rappresentata dal nudo.

Così, mentre Savonarola con prediche infervorate e misticismo imbevuto di terrore, infiammava le anime devote di Firenze, e predicava un'arte edificante e assoggettata alla religione, Michelangelo concepiva e realizzava opere come il Bacco e, poco dopo, il David, esaltando un'arte che si apre alla contemplazione di una bellezza e di un'armonia del tutto umane, emananti sì dal divino, ma recanti in sé anche gli aspetti più negativi e materiali della creazione. L'arte di Michelangelo, in questo senso, mostra l'uomo come un microcosmo carico di ogni caratteristica del creato, della bellezza e della virtù, come della natura animalesca legata alla sua materialità.

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